Saint Nazaire
French merchant ship
Name | SAINT NAZAIRE (presumed) |
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Type | Steamship |
Year of sinking | 1943 |
Minimum depth | 48 mt |
Maximum depth | 55 mt |
Current | variable |
Visibillity | variable, poor |
Recommended breathing mix | 18/45 |
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Dai pescatori locali è conosciuto come il "vapore di Moneglia" ed è un relitto poco frequentato dai subacquei meno esperti per le condizioni di scarsa visibilità che spesso si trovano in questo tratto di costa.
Il mercantile apparteneva all'armatore francese Delmas Vielijeux di Rochelle. Il piroscafo, la cui costruzione risale al 1919, ventitre anni dopo venne venduto ai tedeschi e, l'anno successivo, ristrutturato nel porto di Marsiglia. Nel pomeriggio del 13 settembre 1943 la nave, proveniente da La Spezia e diretta a Genova con un carico di fusti di benzina e scatolame, venne colpita a poppa da un siluro e colò a picco con le fiamme che avevano avvolto completamente lo scafo. Per questo motivo molti uomini dell'equipaggio, composto da marinai e tedeschi e da alcuni nord africani, morirono nell'incendio del piroscafo. Sul Saint Nazaire nel primo dopoguerra intervennero anche sommozzatori provenienti da La Spezia e successivamente personale della Sorimar di Genova con la nave Artiglio, specializzata in recuperi navali, in appoggio. Il relitto è oramai malridotto, mancano sia le eliche sia le ancore e del prezioso carico di allora restano ancora alcuni bidoni sforacchiati.
Il relitto giace attualmente in posizione di navigazione sbandato sulla fiancata di dritta. Ciò che colpisce durante la discesa sono i bighi di carico delle stive di poppa, che si elevano dalla coperta fino a sfiorare i 30 metri, dove sono ancora al loro posto i paranchi usati per sollevare le merci.
Al momento dell'affondamento trasportava fusti di combustibile, le stive ne sono ancora piene, ora custoditi da aragoste di notevoli dimensioni che qui trovano un riparo ideale.
Il castello di poppa è piegato verso il basso, come se la nave avesse urtato violentemente il fondo con il timone e l'elica prima di coricarsi per sempre sul letto di sabbia e limo. Qui distinguiamo perfettamente un bellissimo cannoncino, non sappiamo dire di che tipo, parzialmente ricoperto da una vecchia rete, montato sulla tipica struttura a ruota, al di sotto della quale un boccaporto aperto invita all'esplorazione interna del relitto ... facendo capolino si nota la ripida scala che porta sottocoperta.
Nuotando verso prua incontriamo le due grandi aperture delle stive di poppa divise dall'imponente bigo, il centro nave è parzialmente ricoperto da una rete a strascico ed è forse la parte più danneggiata del relitto, ma ad un tratto il cedimento della coperta mostra le grandi caldaie indicandoci che siamo a circa metà nave, dove una volta presumibilmente si ergeva il fumaiolo. Sorvolando le aperture delle stive di prua si giunge al castello, qui l'inclinazione dello scafo è più evidente, tanto che il lato di dritta del tagliamare forma quasi un tetto e occorre l'ausilio della torcia per distinguere l'occhio di cubia, entrambe le ancore sono state asportate, prova che i palombari hanno lavorato anche qui.
La parte centrale è parzialmente ricoperta da una fitta rete che lascia intravedere la sagoma del fumaiolo tronco e delle vicine maniche a vento, lateralmente si aprono due stive minori attraverso le quali è possibile accedere alla sala macchine penetrando ambienti angusti, poco più in là si scorgono le cucine e gli altri locali adiacenti. Procedendo più in profondità la nave incomincia a sprofondare nel fango ... da qualche parte poco più avanti dovrebbe riaffiorare il troncone di prua, ne conosciamo la posizione ma non abbiamo avuto ancora occasione di esplorarlo.
La vita bentonica tra le lamiere non è particolarmente ricca, nella stiva vivono grosse aragoste, astici e gronghi; il cannone e il contorno dello scafo è decorato da coloratissimi anemoni gioiello. La rete che drappeggia tutto il ponte serve da appiglio ad innumerevoli nudibranchi e granchi facchini che si lasciano cullare dalle correnti, sopra immensi branchi di pesciolini lottano costantemente per la sopravvivenza contro i più grandi predatori.
- Normoxic trimix diver